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Título: Una architettura per il retroscena: uno spazio per Pina Bausch
Autor: Cavenago, Anna
Orientador: Mateus, Francisco Aires
Moreno, Joaquim
Arraiolos, Marco
Palavras-chave: teatro
Pina Bausch
Data: 18-Jul-2018
Resumo: La volontà di questo percorso è la ricerca di quella libertà di essere uomo che ho sentito viva nel teatro di Pina Bausch, e delle maniere in cui l’architettura degli spazi possa esserne complice o carnefce. Nasce così questa tesi che si interroga sull’azione dei poteri e sulla viva riaffermazione della libertà tramite lo spazio. Vengono in questo senso rilette alcune delle profonde trasformazioni sociali e culturali che hanno agitato la società a partire dal mondo moderno. L’ipotesi è che in una società che ha la pretesa di essere sempre più libera, i poteri continuano ad agire tramite la normalizzazione dei signifcati particolari, tra gli altri, anche degli spazi fsici delle nostre città. E allora è studiata la norma che uniforma, restituendo uno spazio astratto e mai veramente vivo, con il fne però di ricercarne le eccezioni, e usarla quindi come punto di partenza per una consapevole ricerca attiva. Così, sono prese ad esempio diverse strategie che la libertà ha messo in campo per riaffermare l’uomo nella sua natura più umana e reale, nella sua contingenza che accetta il diverso e l’imprevedibile. Ciò che accomuna ognuno di questi tentativi di riaffermazione, nonostante sia radicato in contesti e linguaggi differenti, è la piena consapevolezza e la conseguente accettazione dei linguaggi del reale, che vengono utilizzati però, tramite ribaltamenti semantici, al servizio di intenzioni positive. Ed è proprio assecondando questa logica sovversiva che sarà pensato uno spazio per Pina Bausch. Infatti, in un processo multi-scalare che dall’urbano arriva al locale, l’individuare e il sottolineare le norme sarà strumentale al fne di generare nuove eccezioni. Così, studiare un’area urbana sviluppatasi secondo una imposizione urbanistica forte diventa strumentale al fne di cercare le modalità di vitale riappropriazione in quei luoghi. E, nella stessa maniera, disegnare utilizzando forme archetipe del controllo spaziale ribaltandone i signifcati, vuole essere strumentale per sollecitare la stessa viva e attiva riappropriazione dello spazio. Di conseguenza un recinto unisce anziché escludere e separare, diventando infrastruttura di collegamento urbano. E una griglia, strumento di omogeneizzazione spaziale per eccellenza, non defnisce alcuno spazio a terra, ma rimanendo sospesa a formare una copertura, diventa una sorta di provocazione per stimolare una relazione attiva con lo spazio, come in una sorta di architettura da completare.
URI: http://hdl.handle.net/11144/3869
Grau: Dissertação de Mestrado em Arquitectura
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